Con il motto “Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche.” la seconda edizione del Festival dei Diritti Umani di Milano vuole portare attenzione sul tema della libertà di espressione e di stampa, diritti fondamentali purtroppo non rispettati in molti Paesi del mondo. E’ quello che accade anche in Uganda, dove l’uso della forza e gli abusi da parte delle autorità nei confronti dei giornalisti per intimidirli e spingerli all’autocensura sono purtroppo in costante aumento.
Soleterre, che fa parte del network di ong che ha aderito al Festival, sarà presente con la proiezione del documentario “Difendere i Diritti in Uganda. La libertà di stampa” nell’iniziativa che si svolgerà la mattina del 7 maggio presso il Salone d’Onore della Triennale di Milano (Qui il programma del Festival).
Realizzato nell’ambito del progetto Al fianco dei Difensori dei Diritti Umani in Uganda, Il documentario offre la testimonianza di diversi giornalisti ugandesi che lamentano gravi restrizioni alla libertà di stampa e d’informazione attuate attraverso leggi restrittive e denunciano arresti arbitrari, aggressioni, pestaggi e torture da parte della polizia.
Nonostante gli impegni presi a livello internazionale, regionale e nazionale a favore della libertà di stampa, la legislazione e le politiche ugandesi limitano fortemente l’indipendenza di media e giornalisti. Il governo di Museveni ha il controllo del New Vision Group, che gestisce diversi quotidiani in lingua locale, e controlla le emissioni del servizio televisivo pubblico – l’Uganda Broadcasting Corporation (UBC) – con le sue stazioni radio e tv. La maggior parte delle catene televisive e radiofoniche sono di proprietà privata, sempre più schierate politicamente e a sostegno degli interessi economici prevalenti. Gli interessi dei proprietari sono legati sempre più strettamente a quelli degli inserzionisti e del governo (che è il maggiore inserzionista) contribuendo a dar vita ad un giornalismo non indipendente. In un contesto di questo genere l’attività giornalistica non riesce né a denunciare gli abusi né a dare un contributo alla crescita culturale della società civile in termini di diritti, giustizia ed equità.
Nel 2014 la polizia è stata la principale responsabile delle violazioni dei diritti nei confronti dei giornalisti, violenze che hanno ripreso ad aumentare e nel corso dell’ultimo periodo elettorale che ha riconfermato la presidenza di Museveni. L’organizzazione ugandese Human Rights Network For Journalists ha elencato le principali violazioni realizzate dalla polizia: arresti e detenzioni arbitrarie, interrogatori lunghi settimane, divieto di accesso per i giornalisti a specifiche aree, aggressioni fisiche e intimidazioni. La ricerca di giustizia per le violazioni subite si rivela fallimentare nella maggior parte dei casi, facendo dei giornalisti l’ennesima vittima del diffuso livello impunità nel Paese.
La Magistratura, i Commissari Distrettuali, le Forze di Difesa Popolare Ugandesi sono gli attori statali responsabili della violazione dei diritti dei giornalisti. Human Rights Network For Journalists riferisce anche che “le violazioni dei diritti e delle libertà dei professionisti dei media a livello distrettuale sono spesso avvenute in nome della sicurezza nazionale”.
Le violazioni della polizia si concretizzano anche nella mancanza di indagini nei casi di incursioni e furti nelle sedi di media indipendenti, che si stanno purtroppo moltiplicando. Le denunce dei giornalisti di aggressioni e minacce alle loro persone spesso finiscono nel disinteresse delle autorità, anche nei casi più gravi. Il documentario “Difendere i Diritti in Uganda. La libertà di stampa” è dedicato alla giornalista Scovia Anena, 23 anni, di Radio Favor FM trovata morta nel suo appartamento. Scovia era incinta ed è stata brutalmente assassinata. Ad oggi la polizia non ha raggiunto alcun risultato investigativo.
Vedi il documentario “Difendere i Diritti in Uganda. La libertà di stampa”